Psicologa Clinica e dello Sviluppo - Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

Mese: Novembre 2015

Violenza psicologica in famiglia

Violenza psicologica: migliaia di persone subiscono questa forma subdola e gravissima di violenza. Una sorta di programmazione che spesso è trasmessa tra generazioni. Un’esplosione di sensi di colpa, una costante insicurezza nelle relazioni, una riduzione dell’autostima e un aumento della dipendenza affettiva.

A seguito dell’esperienza acquisita sul campo, gli esperti volontari dell’Osservatorio Sicurezza sulle famiglie e coppie in crisi attivano incontri sulla relazione e comunicazione tra genitori e genitori-figli. Se non si interviene in breve tempo sull’ombra o lato oscuro che si forma in famiglia, i fantasmi possono impadronirsi completamente di tutte le relazioni e comunicazioni. I risultati di questo “impossessamento” sono sempre molto gravi e possono portare fino ad agiti auto o etero diretti come violenza, omicidi e suicidi. Prevenire drammi familiari che in modo silenzioso si strutturano in famiglia e che ad un certo punto “esplodono” apparentemente senza segnali è essenziale!

Il Progetto pilota Osservatorio Sicurezza sulle famiglie e coppie in crisi, patrocinato dal Comune di Roma – Commissione Sicurezza, con la collaborazione del sindacato della Polizia di Stato Co.I.S.P., è attivo dal 2010 ed ha come finalità principale quella di accompagnare le persone nel difficile percorso della separazione e della gravidanza, al fine di prevenire la commissione di crimini. Gli esperti volontari dell’Osservatorio Sicurezza, quali psicologi, psicoterapeuti, mediatori familiari, avvocati e counselors, utilizzano un protocollo preventivo – ripartivo, applicando un modello di mediazione integrato relazionale, familiare e penale, con presa in carico preventiva.

Da dicembre 2010, a seguito di una ricerca esplorativa sulla popolazione di Roma su un campione rappresentativo di circa 1000 persone, circa il 50% di sesso maschile e circa il 50% di sesso femminile, è emerso in maniera significativa che nel 70% dei casi la tipologia di violenza che si agisce/subisce nelle famiglie e nelle coppie è quella psicologica e che nel 100% dei casi non è denunciata.

A questo proposito il 22 giugno sarà presentato in anteprima assoluta il cortometraggio “La ragnatela – storie di violenza psicologica e gaslighting”, regia di Massimo Terranova, AIPC Editore.

Un altro dato rilevante è che la violenza è agita, spesso per la prima volta, laddove le coppie abbiano almeno un figlio, nel periodo perinatale, con una distribuzione quasi lineare, nel momento della comunicazione, durante la gravidanza e alla nascita. Confermando le recentissime ricerche anglosassoni, anche i ricercatori dell’AIPC, hanno evidenziato una sindrome pre e post partum maschile, definendola la “sindrome del cappio al collo (Lattanzi, AIPC 2010)”.

Questa sindrome si origina, in alcuni uomini, nello stesso istante in cui essi vengono a conoscenza della stato interessante della compagna, manifestandosi con attacchi di panico, angoscia, rabbia, odio e aggressività che si concretizzano spesso in agiti essenzialmente etero diretti alla partner. Gli atteggiamenti ricorrenti da parte degli uomini colpiti da questa “sindrome” sono di iper-critica, aggressività verbale, distacco, vissuti claustrofobici, continue discussioni, attività volte a ingenerare sensi di colpa e a volte agire un’opera di convincimento per far abortire la consorte.

Il campione delle coppie con figli è di 130 e nel 21% circa dei casi è stata riscontrata l’esplosione della “sindrome del cappio al collo“. Una variabile ricorrente, emersa anche dai colloqui, è quella relativa al vissuto della perdita di esclusività/unicità e difficile accettazione del “terzo”.

Il Gaslighting è un insieme di comportamenti subdoli, agiti dal manipolatore (gaslighter), nei confronti di una persona per confonderla, farla sentire in colpa, farle perdere la fiducia in se stessa, farla sentire sbagliata, renderla dipendente, fino a farla dubitare della sua sanità mentale. Il contesto può essere quello di coppia, familiare, amicale e lavorativo.

E’ di fondamentale importanza la conoscenza del fenomeno e la prevenzione dello stesso per contrastare il fenomeno della violenza psicologica, specialmente in ambito famigliare, ove non di rado si assiste a una forma di molestia subdola e continuativa in cui la vittima viene manipolata al punto di dubitare della propria sanità mentale. Spesso questo tipo di violenza non è ravvisabile neanche dalla vittima stessa, la quale si trova inconsapevolmente ad essere manovrata dai propri congiunti, diventando di fatto complice di un processo che mira a distruggere la propria individualità.

Da gennaio a giugno 2011 l’Osservatorio Sicurezza ha ricevuto circa 310 contatti e il loro portale ha avuto in media circa 2000 visualizzazioni al giorno. Sono state offerte 36 consulenze legali telefoniche e 38 colloqui in sede, sia individuali che di coppia. In 23 consulenze di coppia è stato applicato il protocollo preventivo – ripartivo, con ottimi risultati.

Fonte:

http://www.zeroviolenza.it

Bambini iperattivi “curati” con la dieta

E se la sindrome da deficit dell’attenzione e da iperattività (ADHD, secondo la sigla anglosassone) fosse legata a un’allergia o a un’intolleranza alimentare? Partendo da questo presupposto, un gruppo di ricercatori olandesi ha messo “a dieta ristretta” un gruppo di bambini (cinquanta in totale, dai 4 agli 8 anni), affetti dalla sindrome, per 5 settimane e ha confrontato gli effetti di quest’ultima con quelli di una alimentazione normale ed equilibrata, seguita da altrettanti bambini iperattivi.

Una dieta ristretta comprende pochissimi alimenti: carni (non tutte), riso, alcuni vegetali e qualche frutto e non è facile da seguire, ma di fatto elimina tutti quei cibi che possono potenzialmente essere allergizzanti. Alla fine del periodo di osservazione, i sintomi della sindrome (scarsa capacità di concentrazione, difficoltà a svolgere i compiti, iperattività motoria, problemi relazionali, aggressività, soltanto per citarne alcuni) risultavano molto attenuati nei bambini tenuti a dieta rispetto agli altri. I ricercatori, che hanno pubblicato le loro osservazioni sulla rivista Lancet, hanno poi continuato lo studio introducendo via via, nella dieta dei bambini che avevano risposto positivamente alle restrizioni, alcuni alimenti, nel tentativo di individuare quelli che potevano di nuovo peggiorare la sintomatologia (per eliminarli definitivamente) e quelli che, invece, potevano essere tollerati. Secondo i ricercatori olandesi, l’approccio terapeutico alla sindrome da iperattività dovrebbe sempre prendere in considerazione un intervento dietetico, ma scoraggiano l’uso di test basati sul dosaggio degli anticorpi (IgG nel sangue) per individuare i cibi allergizzanti.

Gli esperti avvertono anche che una dieta di restrizione non deve mai superare le 5 settimane e deve sempre essere attuata con la supervisione di un medico: potrebbe, infatti, interferire con i processi di crescita. Se i bambini presentano un miglioramento dei sintomi quando sono a dieta ristretta, vale la pena di continuare, introducendo nuovi cibi uno per volta, se invece non rispondono, allora è opportuno prendere in considerazione altre terapie di tipo psicologico o farmacologico (tenendo presente che l’uso dei farmaci per la cura di questo disturbo è oggetto di molte critiche ed è per questo che approcci alternativi alla cura, come per esempio i suggerimenti dietetici, se validi, sono i benvenuti).

Fonte:

www.corriere.it

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